18/12/2025
Legge di Bilancio 2026: incentivi e agevolazioni per le imprese
La Legge di Bilancio 2026 introduce misure a sostegno delle imprese italiane, incentivando investimenti, crescita e innovazione. La manovra si focalizza su digitalizzazione e transizione ecologica, offrendo benefici fiscali come incentivi e agevolazioni. Scopriamo i vantaggi fiscali e come le aziende possono beneficiarne.

La Legge di Bilancio 2026 porta con sé un importante pacchetto di misure a sostegno delle imprese italiane. L’obiettivo della manovra è stimolare investimenti e crescita, favorendo innovazione, digitalizzazione e transizione ecologica nel tessuto produttivo. Sono previsti nuovi benefici fiscali sotto forma di incentivi per le imprese e agevolazioni mirate, dalla maxi-deduzione per l’acquisto di beni strumentali ai crediti d’imposta rafforzati per chi investe in aree speciali del Paese.
Le novità principali per le imprese
- Iperammortamento 2026 (maxi-deduzione fiscale sugli investimenti) – Viene introdotto un nuovo super-ammortamento che consente di maggiorare il valore degli investimenti in beni strumentali ai fini fiscali. In pratica le imprese potranno dedurre dalle tasse un importo molto superiore al costo effettivo dei beni acquistati, con aliquote potenziate soprattutto per gli investimenti digitali e green (fino al +220% del valore).
- Crediti d’imposta ZES e ZLS* – Si *prorogano e rifinanziano i crediti d’imposta per investimenti nelle Zone Economiche Speciali (ZES) e Zone Logistiche Semplificate (ZLS) fino al 2028, con fondi aggiuntivi per coprire le tante domande arrivate. Ciò garantirà vantaggi fiscali alle imprese che investono nel Mezzogiorno e in specifiche aree logistiche strategiche anche nei prossimi anni.
- Transizione digitale e green – La manovra conferma la linea di supporto alla transizione 4.0/5.0: il nuovo iperammortamento sostituirà dal 2026 i precedenti crediti d’imposta 4.0, assicurando continuità negli incentivi a chi investe in tecnologie innovative e sostenibili. Inoltre, vengono stanziati 3,5 miliardi extra per finanziare le imprese rimaste escluse dal vecchio incentivo “Transizione 5.0” e per rafforzare i crediti d’imposta ZES già utilizzati. Viene anche posticipata al 2027 l’entrata in vigore della plastic tax e sugar tax, evitando costi aggiuntivi nel 2026 per le aziende nei settori interessati.
- Rifinanziamento Nuova Sabatini – Si aggiungono risorse per la Nuova Sabatini, lo strumento che agevola l’accesso al credito per l’acquisto di macchinari e beni produttivi delle PMI. La Legge di Bilancio prevede 200 milioni di euro per il 2026 e 450 milioni per il 2027, garantendo continuità a questa misura e supporto agli investimenti produttivi delle piccole e medie imprese.
Di seguito analizziamo più nel dettaglio ciascuna di queste misure e i benefici per le aziende.
Iperammortamento 2026: incentivi fiscali per investimenti digitali e green
La novità più rilevante per gli investimenti d’impresa nel 2026 è l’introduzione dell’iperammortamento 2026, una maxi-deduzione fiscale pensata per favorire l’acquisto di beni strumentali nuovi. Grazie a questo incentivo, un’azienda potrà ammortizzare fiscalmente i nuovi macchinari, impianti e software per un valore superiore al loro costo di acquisto, riducendo di molto le imposte da pagare. In altre parole, aumenta la quota di costo deducibile ogni anno, alleggerendo il carico fiscale.
Come funziona l’iperammortamento? In base alla Legge di Bilancio 2026, per gli investimenti effettuati durante il 2026 (con consegna possibile fino a giugno 2027 se l’ordine e un acconto del 20% vengono fatti entro fine 2026) si applicano percentuali di deduzione maggiorate. Ecco le aliquote previste per fascia di investimento:
- Beni strumentali ordinari (beni materiali e tecnologie “tradizionali”): maggiorazione del +180% sul valore investito fino a 2,5 milioni di euro; +100% tra 2,5 e 10 milioni; +50% tra 10 e 20 milioni. Ciò significa, ad esempio, che un macchinario da 1 milione € verrà ammortizzato come se valesse 2,8 milioni ai fini fiscali.
- Beni strumentali “green” (macchinari ad alta efficienza energetica, impianti per fonti rinnovabili ecc.): maggiorazione del +220% per investimenti fino a 2,5 milioni; +140% tra 2,5 e 10 milioni; +90% tra 10 e 20 milioni. Le aziende che investono in tecnologie green potranno quindi dedurre più del doppio del costo, ottenendo un risparmio d’imposta ancora maggiore.
Qual è il beneficio concreto? Con un’aliquota IRES al 24%, queste maggiorazioni si traducono in uno sconto fiscale molto significativo. Ad esempio, la deduzione al 220% equivale a recuperare in tasse circa il 52% del costo del bene per un investimento “verde” (contro il 24% di un ammortamento normale). Anche senza efficientamento energetico, l’iperammortamento offre aliquote ben più elevate dei precedenti crediti d’imposta 4.0, incrementando di fatto il cash flow aziendale grazie alle imposte ridotte.
Da notare che rientrano nell’iperammortamento sia i beni materiali (macchinari, impianti, attrezzature) sia i beni immateriali come i software avanzati, purché funzionali alla trasformazione digitale dell’azienda. Inoltre, per beneficiare delle aliquote più alte “green” non sarà necessario un progetto a parte: sono agevolati gli investimenti che comportano anche un risparmio energetico, ad esempio macchinari 4.0 che sostituiscono vecchi impianti meno efficienti, oppure impianti fotovoltaici per l’autoproduzione di energia.
Questa misura andrà in parte a sostituire i precedenti incentivi Transizione 4.0/5.0. Fino al 2025 le imprese potevano usufruire di un credito d’imposta sugli investimenti in beni 4.0 (con aliquote dal 10% al 20%) e, per i progetti con risparmio energetico, del credito “Transizione 5.0” al 35%. Dal 2026 questi crediti non saranno più attivi per i nuovi investimenti e l’iperammortamento rappresenterà la nuova via di incentivo fiscale automatico, finanziata con risorse nazionali. Ciò rende l’Italia più autonoma nei sostegni alle imprese innovative, sganciando l’agevolazione dai vincoli comunitari del PNRR e permettendo aliquote più generose rispetto al passato.
Crediti d’imposta per investimenti nelle zone speciali (ZES e ZLS)
Accanto all’iperammortamento, la Legge di Bilancio 2026 interviene a favore delle imprese che investono in determinate aree del territorio attraverso il potenziamento dei crediti d’imposta “ZES” e “ZLS”. Le Zone Economiche Speciali (ZES) – concentrate principalmente nel Mezzogiorno – e le Zone Logistiche Semplificate (ZLS) beneficeranno di agevolazioni fiscali prorogate fino al 2028, con stanziamenti dedicati per i prossimi tre anni.
In particolare, il credito d’imposta per nuovi investimenti in macchinari, impianti e attrezzature nelle ZES viene confermato dal 2026 al 2028 con un robusto rifinanziamento (oltre 2 miliardi di euro per il 2026, a scalare negli anni successivi). Questo garantirà alle imprese che operano nelle regioni del Sud incentivate – ora estese per la prima volta anche ad Umbria e Marche come nuove zone agevolate – di poter contare su uno sconto fiscale fino al 45% dell’investimento iniziale (percentuale massima prevista per le piccole imprese, con aliquote minori per medie e grandi imprese, secondo la normativa vigente). Il credito si applicherà agli investimenti realizzati dal 1° gennaio 2026 fino al 15 novembre 2028, termine ultimo fissato per consentire le rendicontazioni finali.
Questa proroga non solo incentiva nuovi progetti, ma pone rimedio ai problemi riscontrati nel 2025. Lo scorso anno, infatti, le risorse stanziate per il bonus ZES si sono rivelate insufficienti: l’Agenzia delle Entrate ha potuto riconoscere solo circa il 60% del credito richiesto dalle aziende, tagliando di quasi il 40% l’agevolazione spettante a causa dell’eccesso di domande rispetto ai fondi. Con la manovra 2026 il Governo corre ai ripari: una parte del nuovo maxi-emendamento da 3,5 miliardi sarà destinata proprio a rimborsare integralmente le imprese che avevano prenotato il credito ZES e si erano viste ridurre lo sconto fiscale per mancanza di fondi. In questo modo si ristabilisce la fiducia nelle agevolazioni promesse e si assicura piena efficacia alla misura.
Anche il credito d’imposta per le ZLS (zone logistiche semplificate, create per rilanciare aree portuali e retro-portuali in diverse regioni) viene esteso: la legge di Bilancio prevede 100 milioni di euro all’anno dal 2026 al 2028 per rifinanziare questo bonus. Le ZLS coinvolgono ad esempio aree come il porto di Genova, quello di Venezia-Rovigo, zone in Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Friuli Venezia Giulia. Le imprese insediate in queste zone continueranno ad avere un credito d’imposta sugli investimenti, favorendo lo sviluppo di poli logistici e industriali strategici.
Da segnalare inoltre una novità settoriale: all’interno del pacchetto ZES è stata inclusa un’agevolazione specifica per il settore agricolo e della pesca. Le imprese della produzione primaria che operano nelle ZES potranno accedere al credito d’imposta, superando in parte le restrizioni UE che in passato limitavano questi aiuti nei settori agricoli e ittici. Questa misura ad hoc incentiverà investimenti anche nell’agroindustria meridionale e nella filiera ittica locale, contribuendo allo sviluppo economico di comparti chiave per il Sud.
Transizione digitale e green: continuità degli incentivi e nuovi fondi
La transizione digitale ed ecologica resta al centro delle politiche per le imprese anche nella Legge di Bilancio 2026. Come visto, l’iperammortamento rappresenta lo strumento principale per supportare gli investimenti in tecnologie digitali e sostenibili, rimpiazzando i precedenti bonus di Transizione 4.0/5.0. Questo cambio di approccio vuole assicurare continuità agli incentivi, evitando un “vuoto” nel 2026: fino al 31 dicembre 2025 le aziende possono ancora sfruttare il credito d’imposta Transizione 5.0 al 35% per progetti di digitalizzazione con risparmio energetico, mentre dal 1° gennaio 2026 subentra l’iperammortamento come nuova agevolazione per chi investe in beni innovativi.
Consapevole però che molte imprese avevano già programmato investimenti contando sui fondi PNRR, il Governo ha deciso di intervenire con risorse aggiuntive. In Senato è stato annunciato un stanziamento extra di 3,5 miliardi di euro destinato in gran parte a finanziare le richieste rimaste in sospeso del Piano Transizione 5.0. Questa mossa consentirà di soddisfare le domande di credito d’imposta di quelle aziende che nel 2024-25 hanno investito in tecnologie 4.0 green e si erano viste inizialmente escluse per esaurimento dei fondi. In totale, erano arrivate richieste per circa 4,7 miliardi (ben al di sopra delle disponibilità PNRR): con il nuovo finanziamento integrativo si punta a coprire tutto il fabbisogno ragionevolmente necessario, assicurando che nessuna impresa resti senza agevolazione per la transizione digitale/ecologica già avviata.
Oltre agli incentivi fiscali diretti, la manovra 2026 contiene altre misure utili a favorire un ambiente pro-innovazione. Come accennato, viene rinviata ulteriormente l’introduzione della sugar tax e della plastic tax: queste imposte su bevande zuccherate e plastica monouso non entreranno in vigore almeno fino al 31 dicembre 2026. Il rinvio equivale, nei fatti, a un alleggerimento di costi per le imprese dei settori alimentare e del packaging, che per un altro biennio non dovranno farsi carico di queste nuove tasse. Sebbene si tratti di misure pensate per obiettivi ambientali, il Governo ha scelto di sterilizzarle temporaneamente per non gravare su aziende già impegnate nella ripresa economica post-pandemia e nella gestione dell’aumento dei costi energetici.
Infine, sul fronte innovazione e competitività, vale la pena ricordare che la Legge di Bilancio 2026 continua a sostenere strumenti collaudati come i Contratti di Sviluppo (utilizzati per grandi progetti industriali) e prevede fondi per iniziative legate alla ricerca. Anche se non sono state prorogate alcune agevolazioni minori (ad esempio i crediti d’imposta per design e innovazione tecnologica restano in vigore solo per attività di R&S al 10% dal 2026 in poi), l’impianto generale della manovra punta a concentrare le risorse sugli interventi con maggiore impatto sulla trasformazione digitale e verde del nostro sistema produttivo.
In un’ottica divulgativa, la Legge di Bilancio 2026 si presenta come una manovra orientata a rafforzare la competitività delle imprese attraverso incentivi mirati. Le aziende italiane, grandi e piccole, potranno beneficiare di agevolazioni fiscali più robuste per investire in nuovi impianti, tecnologie digitali e progetti ecosostenibili. Dai maxi-ammortamenti che riducono il carico fiscale sui beni strumentali, ai crediti d’imposta regionali che stimolano lo sviluppo del Mezzogiorno, fino ai finanziamenti pubblici per chi innova in chiave green: il 2026 offre un ventaglio di opportunità.
Per cogliere al meglio questi vantaggi, le imprese dovranno però pianificare con attenzione i propri investimenti e tenere d’occhio i decreti attuativi e le procedure (come le comunicazioni preventive per l’iperammortamento e le domande per i crediti d’imposta). L’auspicio è che questo mix di incentivi e agevolazioni si traduca in un’accelerazione degli investimenti privati, favorendo la modernizzazione dei processi produttivi e una crescita più sostenibile e duratura per l’economia italiana.
In sintesi, la Legge di Bilancio 2026 mette le imprese al centro della strategia economica: sfruttare queste misure significa non solo risparmiare su tasse e oneri, ma anche investire sul futuro, puntando su innovazione, efficienza e sviluppo territoriale. Le opportunità ci sono; sta ora agli imprenditori attivarsi per trarne il massimo beneficio, contribuendo al contempo al progresso digitale e “verde” del Paese.










