19/11/2025

Data:

Legge di Bilancio 2026: tutte le novità per lavoro e assunzioni

La Legge di Bilancio 2026 introduce molte novità per il mondo del lavoro, con l’obiettivo di incentivare le assunzioni e aumentare gli stipendi netti dei lavoratori. In questa manovra il Governo investe oltre 5 miliardi di euro fino al 2028 sulle politiche occupazionali. Vediamo quali sono le principali novità lavoro 2026 previste e quando entreranno in vigore.

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Incentivi alle assunzioni di giovani e donne

Per stimolare nuove assunzioni, la manovra proroga per tutto il 2026 gli incentivi già esistenti rivolti ai giovani e alle donne. In particolare, i datori di lavoro che assumono giovani under 35 o donne disoccupate continueranno a godere dell’esonero totale dei contributi previdenziali a loro carico (ossia non pagheranno contributi per queste nuove assunzioni), entro i limiti previsti dalle norme vigenti. Questa agevolazione vale anche per l’inserimento lavorativo di donne vittime di violenza e dispone di uno stanziamento di circa 2,1 miliardi di euro dedicato. In altre parole, assumere giovani e donne svantaggiate nel 2026 sarà per le aziende più conveniente grazie al completo sgravio dei contributi.

In aggiunta, la Legge di Bilancio 2026 introduce un nuovo incentivo strutturale per favorire l’occupazione delle madri con famiglie numerose. Dal 2026 i datori di lavoro che assumono madri disoccupate con almeno tre figli minorenni beneficeranno di un esonero contributivo del 100% fino a 8.000 euro l’anno per una durata di 24 mesi (ridotti a 12 mesi in caso di contratto a termine). Ciò significa che per due anni l’azienda non dovrà versare contributi previdenziali per queste lavoratrici (fino al tetto indicato), abbattendo i costi e incentivando così l’assunzione di mamme con tre o più figli. Questo nuovo bonus non si applica al lavoro domestico o all’apprendistato e non è cumulabile con altre agevolazioni contributive in vigore, ma rappresenta comunque una misura concreta per aiutare le mamme a rientrare nel mondo del lavoro.

Altri incentivi e bonus confermati

Oltre agli sgravi per assunzioni, la manovra conferma diversi bonus e programmi già attivi per sostenere l’occupazione e l’imprenditorialità. In particolare, vengono prorogati iniziative come il Superbonus Lavoro, il programma Resto al Sud 2.0 (a sostegno di nuove imprese nel Mezzogiorno) e gli incentivi all’autoimpiego nel Centro-Nord. Queste misure continueranno dunque a essere disponibili nel 2026 per favorire la creazione di impresa e l’occupazione sul territorio.

La manovra rinnova inoltre la Decontribuzione SUD, cioè lo sgravio contributivo per le aziende che assumono personale nelle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna). Questo significa che anche nel 2026 chi assume nel Sud Italia potrà beneficiare di contributi ridotti, in continuità con gli incentivi degli anni precedenti, così da sostenere l’occupazione nelle aree economicamente più fragili.

Formazione professionale e nuove competenze

Un capitolo importante della Legge di Bilancio 2026 riguarda gli investimenti nella formazione dei lavoratori e nell’aggiornamento delle competenze, soprattutto in ambito digitale e “green”. Viene rifinanziato il Fondo Nuove Competenze con 1,4 miliardi di euro per il 2026, in modo da permettere alle imprese di formare i propri dipendenti senza aggravio di costi. Grazie a questo fondo, le aziende potranno ottenere rimborsi fino al 100% del costo del personale impegnato in corsi di formazione approvati, ad esempio per acquisire competenze digitali o ambientali. In pratica, i lavoratori potranno aggiornarsi professionalmente (ad esempio seguendo corsi sulle nuove tecnologie o sulla sostenibilità) e durante le ore di formazione il loro stipendio sarà rimborsato dallo Stato all’azienda.

Sono previste anche risorse aggiuntive per potenziare i Centri per l’impiego (gli uffici pubblici che aiutano chi cerca lavoro): la manovra stanzia altri 200 milioni di euro per migliorare i servizi di incontro tra domanda e offerta di lavoro. L’obiettivo complessivo è duplice: da un lato aiutare i lavoratori ad acquisire nuove competenze richieste dal mercato, dall’altro favorire le imprese nella trasformazione digitale ed ecologica senza costi eccessivi, così da aumentare la produttività e la competitività.

Sicurezza sul lavoro e nuovi ispettori

La legge di bilancio interviene anche sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro, rafforzando i controlli e la prevenzione degli infortuni. È previsto il reclutamento di circa 1.000 nuovi ispettori del lavoro entro i prossimi anni. Questi nuovi assunti andranno a potenziare gli organici degli enti di vigilanza (come l’Ispettorato del Lavoro, INPS e INAIL) per intensificare le ispezioni nelle aziende e garantire il rispetto delle norme sulla sicurezza. Per questa operazione e altre iniziative legate alla sicurezza, il Governo ha stanziato fino a 500 milioni di euro dedicati.

Parallelamente, vengono introdotti sistemi informatici avanzati per la tracciabilità dei controlli ispettivi e finanziate campagne straordinarie di verifica nei settori a maggior rischio infortuni, come l’edilizia e l’agricoltura. Aumentano anche i contributi al Fondo vittime di incidenti sul lavoro, per offrire maggiore supporto ai lavoratori (e alle loro famiglie) colpiti da infortuni gravi. In sintesi, nel 2026 avremo più controlli nelle aziende e strumenti migliori per prevenire incidenti: più ispettori sul campo, controlli digitalizzati e fondi per promuovere la cultura della sicurezza.

Taglio delle tasse sul lavoro e stipendi più alti

Per aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori, la manovra conferma il taglio del cuneo fiscale già in vigore nel 2025. In pratica viene prorogato lo sconto sui contributi previdenziali in busta paga dei dipendenti, così da mantenere gli stipendi netti più elevati anche nel 2026. Questo taglio, introdotto nel 2023-2024, riduce i contributi versati dai lavoratori (soprattutto per i redditi medio-bassi) e si traduce in buste paga più pesanti ogni mese. La proroga nel 2026 garantisce la continuità di questo beneficio, evitando che dal prossimo anno gli stipendi netti calino per il ripristino delle aliquote piene.

Un’altra importante novità fiscale è la riduzione dell’IRPEF (l’imposta sul reddito delle persone fisiche) per il ceto medio. Dal 1° gennaio 2026 l’aliquota IRPEF sul secondo scaglione di reddito (28.000–50.000 €) scenderà dal 35% al 33%, alleggerendo il carico fiscale per milioni di contribuenti. Questa misura abbassa le tasse sui redditi medio-bassi, lasciando più soldi nelle tasche dei lavoratori. Chi guadagna ad esempio 30.000 o 40.000 euro l’anno vedrà diminuire l’IRPEF dovuta, con un risparmio annuo che può arrivare fino a 440 euro intorno alla soglia dei 50.000 euro di reddito. Sopra i 200.000 euro annui, invece, il beneficio viene annullato tramite una riduzione di alcune detrazioni, in modo da concentrare lo sgravio sui redditi medio-inferiori.

Detassazione di aumenti, premi e straordinari

Oltre ai tagli strutturali sopra descritti, la manovra introduce agevolazioni fiscali mirate per incentivare gli aumenti salariali e migliorare le retribuzioni dei lavoratori nel 2026. Ecco i principali sgravi previsti in questo ambito:

  • Aumenti contrattuali detassati: gli incrementi di stipendio derivanti dai nuovi rinnovi contrattuali (CCNL) firmati nel 2025-2026 saranno tassati con una aliquota flat del 5% anziché con l’IRPEF ordinaria, per i dipendenti del settore privato con reddito fino a 28.000 €. Questo significa che le somme aggiuntive in busta paga ottenute grazie ai nuovi contratti collettivi (ad esempio aumenti periodici o arretrati) godranno di una tassazione agevolata al 5% se il lavoratore rientra nel tetto di reddito indicato. L’obiettivo è stimolare i rinnovi contrattuali e fare in modo che gli aumenti salariali concordati finiscano quasi interamente nelle tasche dei lavoratori.
  • Super bonus sui premi di produttività: i premi di risultato o bonus di produttività erogati nelle aziende nel 2026 e 2027 avranno un trattamento fiscale ancora più vantaggioso. Su questi premi, legati agli obiettivi e ai risultati aziendali, si applicherà un’imposta sostitutiva simbolica dell’1% (anziché l’aliquota del 10% prevista finora) fino a un importo massimo di 5.000 euro lordi annui per lavoratore. In pratica, se un dipendente riceve un premio annuale di produttività, pagherà solo l’1% di tasse su quella somma (entro il tetto di 5.000 €), trattenendo il 99% del premio netto. Questa detassazione quasi totale dei bonus aziendali mira a incentivare le imprese a distribuire premi e a premiare i lavoratori meritevoli, aumentando la produttività.
  • Straordinari e lavoro festivo agevolati: per aiutare i lavoratori con redditi più bassi, la manovra taglia le tasse anche sulle maggiorazioni pagate per turni, notti e festivi. Dal 2026 le indennità per il lavoro notturno, festivo e su turni saranno tassate con aliquota del 15% (anziché con l’aliquota IRPEF ordinaria) entro il limite di 1.500 euro annui, a beneficio di chi nel 2025 ha avuto un reddito sotto i 40.000 €. In sostanza, gli straordinari notturni o festivi dei lavoratori a basso-medio reddito godranno di una forte riduzione fiscale, aumentando la retribuzione netta per chi fa turni pesanti. Il lavoratore dovrà solo attestare di aver avuto nel 2025 un reddito entro 40.000 € (se cambia azienda) per far applicare la tassazione agevolata. Questa misura è pensata per dare una mano a chi percepisce salari “poveri” e spesso deve lavorare di notte o nei giorni festivi: la paga aggiuntiva per questi turni speciali verrà tassata molto meno, lasciando più soldi al lavoratore.

Da notare che vengono confermate anche altre agevolazioni fiscali introdotte di recente. Ad esempio resta in vigore la tassazione agevolata al 5% sulle mance che i lavoratori del settore turistico (bar, ristoranti, hotel) ricevono dai clienti. Questa imposta ridotta sulle mance è stata lievemente modificata: si applicherà solo su una parte (75%) del reddito complessivo del lavoratore e solo per chi ha un ISEE fino a 75.000 €, ma continuerà a garantire ai camerieri e al personale di sala di pagare pochissime tasse sulle loro mance. Inoltre, viene confermata per il 2026 la soglia di 35.000 euro di reddito per poter aderire al regime fiscale forfettario (la tassa piatta al 15% per le partite IVA): fino a tale reddito si potrà restare nella flat tax, evitando aumenti di imposta. Infine, i fringe benefit aziendali (buoni spesa, welfare aziendale, etc.) resteranno esentasse fino a 2.000 € per i dipendenti (limite elevato a 4.000 € per i lavoratori con figli) anche nel 2024, secondo le ultime disposizioni governative – un’ulteriore misura che mette più risorse a disposizione dei lavoratori senza pesare fiscalmente.

Aumenti di stipendi e rinnovi contrattuali

Per adeguare i salari al costo della vita crescente, la Legge di Bilancio 2026 stanzia circa 2 miliardi di euro per favorire il rinnovo dei principali contratti collettivi nazionali (CCNL) sia del settore pubblico che di quello privato. Queste risorse aiuteranno a finanziare gli aumenti retributivi nei contratti del pubblico impiego (come il rinnovo dei contratti degli statali, insegnanti, sanitari, ecc.) e a sostenere, indirettamente, anche i rinnovi nel settore privato. L’obiettivo dichiarato è adeguare gli stipendi all’inflazione e al caro-vita, in modo che i lavoratori non perdano potere d’acquisto.

Di fatto, molti contratti collettivi in scadenza tra 2025 e 2026 potranno essere rinnovati con incrementi salariali più consistenti grazie a questo fondo pubblico. Inoltre, come visto sopra, la manovra premia fiscalmente questi aumenti (tassandoli solo al 5% per i redditi fino a 28 mila €) per far sì che gli incrementi finiscano quasi integralmente nei portafogli dei dipendenti. Dunque nel 2026 i lavoratori vedranno sia più aumenti contrattuali sia meno tasse su quegli aumenti: un doppio vantaggio pensato per far crescere i salari reali.

Misure a sostegno di lavoratrici e famiglie

Tra le novità dedicate a conciliare lavoro e famiglia, la manovra potenzia il bonus mamme per le lavoratrici con figli. Viene prorogato anche per il 2026 il cosiddetto “bonus mamme”, cioè il contributo mensile alle madri lavoratrici (dipendenti o autonome) con reddito fino a 40.000 €, e l’importo viene aumentato da 40 a 60 euro al mese. Questo sostegno mensile extra, introdotto negli scorsi anni, aiuta le mamme lavoratrici con i costi dei figli (asilo nido, babysitter, ecc.) e dal 2026 sarà più generoso, passando a 60 euro mensili per ciascuna avente diritto.

Un’altra novità di rilievo è l’introduzione del part time agevolato per i genitori con famiglie numerose. Dal 1° gennaio 2026 i lavoratori dipendenti del settore privato che hanno almeno tre figli conviventi potranno chiedere con priorità la trasformazione del proprio contratto da tempo pieno a tempo parziale. Ciò significa che mamme o papà di tre figli piccoli avranno diritto di priorità nel ridurre le ore di lavoro (fino a quando il figlio minore compie 10 anni, o senza limiti di età se c’è un figlio disabile) per meglio conciliare lavoro e vita familiare. Ma la vera innovazione è che questa misura premia anche le aziende che concedono il part-time ai genitori: i datori di lavoro privati che accolgono la richiesta (senza diminuire il monte ore totale aziendale) potranno accedere a un esonero contributivo totale fino a 3.000 euro l’anno per ogni lavoratore che passa al part-time, per un massimo di 24 mesi. In pratica, l’impresa che permette a un dipendente con 3 figli di lavorare meno ore pagherà meno contributi (fino a 3.000 € annui di sconto) per due anni, a compensazione della minore presenza del lavoratore. Questa misura incentiva le aziende a favorire orari più flessibili per i genitori, senza perderci economicamente, e allo stesso tempo aiuta le famiglie numerose permettendo ai genitori di dedicare più tempo ai figli piccoli. Si tratta di un cambiamento culturale importante: per la prima volta lo Stato supporta economicamente il part-time “familiare”, riconoscendo l’importanza di bilanciare lavoro e vita privata quando si hanno molti figli.

Da segnalare anche che viene confermato per il 2026 il congedo parentale all’80% per 3 mesi (introdotto in via temporanea nel 2023), che consente ai neo-genitori di usufruire di tre mesi aggiuntivi di congedo pagato all’80% dello stipendio. Questo aiuto, insieme ai bonus e al part-time agevolato, si inserisce nel pacchetto di misure per sostenere la natalità e aiutare le famiglie lavoratrici.

Inclusione lavorativa e sostegno al reddito

La manovra dedica attenzione anche a chi è in difficoltà economica, tramite la riforma delle misure di inclusione attiva. Vengono stanziati 900 milioni di euro per potenziare i nuovi strumenti di contrasto alla povertà e per favorire l’inserimento lavorativo dei beneficiari del reddito di inclusione. In particolare, si intendono rafforzare l’Assegno di Inclusione (ADI) – che dal 2024 sostituirà gradualmente il Reddito di Cittadinanza per le famiglie povere con almeno un minorenne, over 60 o disabile – e il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL) destinato ai soggetti “occupabili”. Con questi fondi aggiuntivi si finanzieranno percorsi personalizzati di formazione e tirocini per le persone che percepiscono l’ADI o partecipano al SFL, al fine di accrescerne le competenze e renderle più appetibili sul mercato del lavoro.

Inoltre, la manovra prevede incentivi ai datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato chi proviene da questi programmi di inclusione. Ad esempio, se un’azienda assume una persona che percepiva l’Assegno di Inclusione, potrà ottenere bonus o sgravi contributivi come incentivo. Lo scopo è duplice: aiutare i disoccupati vulnerabili a trovare un impiego stabile e allo stesso tempo rendere più conveniente per le imprese dare fiducia a questi lavoratori. Con percorsi di formazione su misura e incentivi alle assunzioni, il Governo intende rendere più efficace la transizione dal sussidio al lavoro, affinché chi riceve aiuti al reddito non rimanga ai margini ma possa reinserirsi nel mondo produttivo.

Misure per le imprese e investimenti

La Legge di Bilancio 2026 contiene anche diverse misure per sostenere le imprese, con effetti indiretti sull’occupazione. In particolare, per stimolare gli investimenti produttivi viene introdotta una maggiorazione dell’ammortamento per i nuovi beni strumentali acquistati: le aziende che investono in macchinari e attrezzature potranno dedurre dal reddito una quota extra del costo (ammortamento maggiorato) così da risparmiare sulle tasse. Inoltre, sono prorogati i crediti d’imposta per investimenti nelle Zone Economiche Speciali (ZES) uniche del Mezzogiorno e nelle Zone Logistiche Semplificate (ZLS), aree dove si vuole incentivare l’insediamento di imprese offrendo vantaggi fiscali. Vengono anche previsti finanziamenti agevolati per le PMI che acquistano macchinari e tecnologie innovative, in modo da favorire l’ammodernamento dei processi produttivi.

Un altro intervento significativo è la sterilizzazione (ossia il rinvio) della Plastic Tax e della Sugar Tax per tutto il 2026. In pratica, non entreranno in vigore nemmeno l’anno prossimo le imposte sui prodotti in plastica monouso e sulle bevande zuccherate: la manovra le sospende fino al 31 dicembre 2026. Questa proroga evita nuovi costi per le aziende dei settori coinvolti, almeno nel breve periodo, mantenendo “congelate” tali tasse anche per il 2026. Sempre in ottica di alleggerire gli oneri fiscali, vengono rinnovate le esenzioni IRPEF sui redditi agricoli (dominicali e agrari) anche per il 2026, così da sostenere il settore dell’agricoltura e allevamento.

La manovra rifinanzia poi la “Nuova Sabatini”, un incentivo molto apprezzato dalle piccole e medie imprese: si tratta di contributi statali in conto interessi per abbassare il costo dei prestiti alle PMI che comprano nuovi beni strumentali (macchinari, hardware, software). Grazie ai nuovi fondi, le imprese potranno continuare ad accedere a finanziamenti agevolati per investire e innovare. Complessivamente, quindi, la Legge di Bilancio 2026 sostiene il tessuto produttivo con meno tasse (stop a sugar e plastic tax), più incentivi fiscali (ammortamenti, crediti d’imposta) e aiuti per investire. L’aspettativa è che un ambiente più favorevole alle imprese si traduca anche in più occupazione e crescita economica nel medio termine.

Quando entrano in vigore le misure

Le misure elencate fin qui entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2026, salvo indicazioni diverse previste nei decreti attuativi. Il disegno di legge di Bilancio 2026, dopo l’approvazione del Governo, è stato trasmesso al Parlamento nell’autunno 2025 per la discussione e le eventuali modifiche. L’iter prevede che la legge di bilancio definitiva venga approvata entro il 31 dicembre 2025. Fino ad allora alcune misure potrebbero subire aggiustamenti o emendamenti durante l’esame parlamentare. Tuttavia, le novità che abbiamo descritto sono quelle presenti nel testo bollinato (vidimato dalla Ragioneria Generale) inviato alle Camere e molto probabilmente verranno confermate nella legge definitiva.

In ogni caso, dal 1° gennaio 2026 dovrebbero partire gli incentivi, le proroghe e gli sgravi previsti dalla manovra, portando concretamente riduzioni di tasse in busta paga, bonus per assunzioni e le altre misure a beneficio di lavoratori e imprese. Per esempio, chi verrà assunto a inizio 2026 con le agevolazioni under 35 o donne disoccupate avrà subito diritto allo sgravio contributivo, e così le aziende. Allo stesso modo, gli stipendi di gennaio 2026 rifletteranno già il cuneo fiscale ridotto e le aliquote IRPEF aggiornate, così come i contratti part-time agevolati per genitori di tre figli potranno essere richiesti fin da subito. È importante restare informati tramite fonti ufficiali e aggiornamenti di fine anno, per avere conferma definitiva di ogni misura una volta approvata la Legge di Bilancio in Gazzetta Ufficiale.

 

 

In conclusione, la Legge di Bilancio 2026 presenta un pacchetto variegato di interventi in ambito lavoro: incentivi robusti alle assunzioni, tagli al cuneo fiscale e alle imposte sui salari, sostegno alla formazione e misure per conciliare lavoro e famiglia. L’approccio generale è rendere più conveniente assumere (soprattutto giovani, donne e categorie fragili) e aumentare il reddito disponibile dei lavoratori, il tutto promuovendo al contempo investimenti e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Se tutte queste novità saranno confermate, il 2026 porterà benefici tangibili sia a chi cerca lavoro sia a chi un lavoro ce l’ha, con più opportunità di impiego, stipendi netti più alti e migliori condizioni lavorative complessive. Le informazioni qui fornite sono basate sul testo della manovra in discussione e sulle fonti più recenti e affidabili disponibili, e offrono una panoramica chiara e accessibile delle principali novità lavoro 2026 in arrivo.

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