17/11/2025

Data:

Giovani NEET in Italia: chi sono e come uscire dalla crisi

Hai mai sentito parlare di NEET? In questa guida, scoprirai il significato di NEET, chi sono e quanti sono i giovani NEET in Italia e vediamo come uscire da questa condizione grazie a consigli pratici e risorse utili.

giovani-neet-in-italia-chi-sono-e-come-uscirne

NEET: significato e definizione

Partiamo dalle basi. L’acronimo NEET viene dall’inglese “Not in Education, Employment or Training”, che significa letteralmente “non (incluso) in istruzione, lavoro o formazione”. In parole semplici, la definizione di NEET indica i giovani che non studiano, non lavorano e non stanno seguendo alcun percorso formativo.

Questo termine, nato nel Regno Unito negli anni ‘90, è oggi utilizzato in tutta Europa per descrivere una fascia di popolazione giovanile “inattiva” sotto il profilo educativo e lavorativo.

In pratica, rientrano nella categoria NEET tutti quei ragazzi e ragazze che, dopo aver terminato (o interrotto) gli studi, non hanno un impiego né stanno frequentando corsi di formazione professionale. Attenzione: essere NEET non è sinonimo di essere semplicemente disoccupato. Un giovane disoccupato potrebbe infatti essere attivamente alla ricerca di un lavoro o magari iscritto a qualche corso; un NEET invece, per definizione, non è impegnato in nulla di tutto ciò. È una condizione che segnala un potenziale spreco di talenti e energie giovanili, ed è spesso indice di disagi o difficoltà più profonde nel passaggio dalla scuola al mondo del lavoro.

Chi sono i NEET?

Ma più concretamente, chi sono i NEET nella vita di tutti i giorni? Il termine NEET si applica tipicamente a giovani adulti nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni. In alcune statistiche (ad esempio quelle italiane dell’ISTAT) l’età considerata arriva fino a 34 anni, dato che molti ragazzi sopra i 30 anni vivono ancora con i genitori e possono trovarsi fuori da studio e lavoro. Dunque, i giovani NEET sono per lo più under 30 (o under 35) che, conclusa la scuola dell’obbligo o l’università, non proseguono con la formazione e non risultano occupati.

Vale la pena sottolineare che dietro lo status di NEET possono esserci storie e situazioni molto diverse. Alcuni hanno abbandonato presto gli studi senza qualifiche, altri magari hanno anche un diploma o una laurea ma faticano a inserirsi nel mondo del lavoro. C’è chi, dopo ripetuti tentativi e delusioni, ha perso la fiducia e smesso di cercare attivamente opportunità. Altri vivono in contesti con poche offerte di lavoro (pensiamo a certe aree geografiche svantaggiate) o affrontano ostacoli personali, economici o familiari che rendono difficile impegnarsi in un percorso lavorativo o formativo. Insomma, essere NEET è spesso una condizione complessa, non necessariamente frutto di pigrizia o mancanza di volontà, ma di un intreccio di fattori sociali e individuali.

Un elemento comune, però, c’è: tutti questi giovani NEET rischiano di rimanere indietro rispetto ai coetanei, accumulando gap di competenze e di esperienza che possono aggravarsi col passare del tempo. Proprio per questo il fenomeno NEET preoccupa molto gli esperti di lavoro e le istituzioni, perché rappresenta un duplice spreco di capitale umano – per i ragazzi stessi, che vedono sfumare il proprio potenziale, e per la società, che perde energie fresche e nuove idee.

Perché tanti giovani diventano NEET? (Cause del fenomeno)

Cosa porta un giovane a ritrovarsi nella condizione di NEET? Le cause del fenomeno NEET sono molteplici e spesso interconnesse:

  • Difficoltà nel passaggio scuola-lavoro: molti ragazzi, finiti gli studi (o prima ancora di completarli), faticano a inserirsi nel mondo del lavoro. Manca spesso un efficace orientamento professionale e ci possono essere mismatch tra le competenze offerte dai giovani e quelle richieste dal mercato. Chi non riesce a trovare presto un’occupazione può scoraggiarsi e smettere di cercare, entrando così nel limbo dei NEET.
  • Crisi economiche e mancanza di opportunità: periodi di recessione o di alta disoccupazione giovanile contribuiscono ad ampliare il numero di NEET. Se il mercato del lavoro offre poche opportunità di ingresso, è più facile “restare fuori”. In Italia, ad esempio, il problema è acuito da squilibri territoriali: nel Sud Italia il tasso di NEET è molto più alto che al Nord, in parte per la minor offerta di lavoro e servizi in alcune regioni.
  • Abbandono scolastico e bassa istruzione: c’è un legame forte tra livello di studio e probabilità di diventare NEET. I dati mostrano che i giovani con minori qualifiche (licenza media o meno) hanno percentuali di NEET ben più alte rispetto a diplomati e laureati. Lasciare presto la scuola spesso significa trovarsi senza strumenti per cercare un lavoro stabile. Al contrario, investire in istruzione riduce il rischio di ritrovarsi inattivi.
  • Motivazione e fattori psicologici: alcuni ragazzi perdono la motivazione a cercare lavoro o a formarsi, magari dopo esperienze negative (colloqui andati male, lavori precari sfruttanti, ecc.). Frustrazione, mancanza di fiducia in se stessi o nel “sistema” possono far sì che un giovane smetta di provarci, entrando in una sorta di ritiro in cui non intraprende più iniziative. In alcuni casi possono incidere anche problemi di salute mentale, ansia, depressione o isolamento sociale.
  • Condizioni familiari o personali: ci sono giovani che devono occuparsi di familiari a carico, oppure giovani mamme che faticano a conciliare figli e lavoro senza adeguati aiuti. Non di rado il tasso di NEET è più alto tra le ragazze che tra i ragazzi, spesso perché su di loro gravano maggiormente impegni familiari o culturali che le allontanano dal lavoro. Anche altre circostanze – ad esempio difficoltà economiche che impediscono di proseguire gli studi, oppure disabilità e problemi di salute – possono contribuire alla condizione di NEET.

In sintesi, diventare NEET spesso non è una scelta volontaria al 100%, ma il risultato di ostacoli strutturali e personali. Capire queste cause è importante non per rassegnarsi, ma anzi per individuare le leve giuste per aiutare i giovani NEET a ritrovare la propria strada.

Quanti sono i NEET in Italia e in Europa?

Passiamo ai numeri per capire la portata del fenomeno NEET. Negli ultimi anni, la quota di giovani NEET in Italia è tra le più elevate d’Europa – un triste primato che il nostro Paese si trascina da tempo. Fortunatamente, dopo i picchi raggiunti durante la crisi economica e la pandemia, la tendenza recente è in miglioramento, ma restiamo comunque in cima alla classifica europea.

In Italia, secondo i dati più recenti (Eurostat e ISTAT), la percentuale di NEET tra i 15 e i 29 anni si è attestata attorno al 15,2% nel 2024. Si tratta di un miglioramento rispetto al passato (basti pensare che era circa il 19% nel 2022, poi sceso al 16,1% nel 2023), ma è ancora un valore molto alto. In termini assoluti, parliamo di circa 1,3 milioni di giovani italiani senza studio né lavoro (dato riferito ai primi mesi del 2025 per la fascia 15-29). Se consideriamo una fascia più ampia (fino ai 34 anni), il numero supera i 2 milioni di NEET nel nostro Paese. Questo significa che quasi un giovane su sei in Italia è NEET – una proporzione preoccupante.

E in Europa? La situazione varia molto da paese a paese. La media UE dei NEET (15-29 anni) è attorno all’11%. L’Italia, come detto, viaggia sopra questo valore ed è superata solo dalla Romania, dove i NEET sono circa il 19% dei giovani (dato peggiore in UE). Subito dopo l’Italia troviamo paesi come Grecia, Bulgaria e Spagna, anch’essi con percentuali sopra la media. Invece nazioni del nord Europa come Paesi Bassi, Svezia, Germania presentano tassi di NEET molto più bassi (spesso sotto il 8-9%). Queste differenze dipendono da vari fattori: situazioni economiche, sistemi educativi, politiche attive per il lavoro più o meno efficaci.

Da notare anche che il fenomeno NEET presenta differenze interne: ad esempio, nell’Unione Europea le giovani donne risultano NEET più degli uomini (succede anche in Italia, dove molte ragazze restano fuori dal lavoro spesso per motivi legati alla famiglia o alla difficoltà di conciliazione). Inoltre, come già accennato, i NEET con basso livello di istruzione sono percentualmente di più rispetto a quelli con qualifiche medio-alte. Questi dati evidenziano su quali categorie sarebbe importante intervenire.

Le istituzioni europee e italiane sono ben consapevoli del problema. L’Unione Europea ha fissato un obiettivo preciso: ridurre i NEET sotto il 9% entro il 2030 in tutti i paesi membri. Alcuni stati hanno già raggiunto o superato questo target, altri – come l’Italia – hanno ancora molta strada da fare. Per questo sono stati varati vari piani e programmi che mirano a coinvolgere i NEET in percorsi di attivazione, formazione e inserimento lavorativo. Vediamo nel prossimo paragrafo proprio come un NEET può uscire da questa condizione, sfruttando le risorse disponibili.

Come uscire dalla condizione di NEET: consigli e risorse

Se ti riconosci (o riconosci qualcuno) nella condizione di NEET, è fondamentale sapere che uscirne è possibile. Non sei condannato a restare fermo ai blocchi di partenza: esistono strategie, aiuti e programmi pensati proprio per aiutare i giovani NEET a rimettersi in gioco. Ecco alcuni consigli pratici e risorse utili:

  • Rivolgiti ai servizi per l’impiego e di orientamento: Un primo passo è iscriversi al Centro per l’Impiego della tua zona e prendere contatto con gli sportelli di orientamento giovanile (ad esempio quelli offerti da scuole, università, comuni o associazioni). Qui potrai far emergere la tua situazione e ottenere supporto nella ricerca di un lavoro o di un percorso formativo adatto a te. Spesso i CPI offrono colloqui di orientamento, bilanci di competenze e ti segnalano offerte di tirocinio o lavoro per giovani.
  • Approfitta dei programmi pubblici dedicati ai NEET: Negli ultimi anni sono stati lanciati diversi programmi per aiutare i giovani NEET a entrare nel mondo del lavoro. Per quasi un decennio c’è stata Garanzia Giovani, un’iniziativa nazionale (parte di un progetto europeo) dedicata proprio ai NEET under 30, che ha offerto orientamento, formazione e tirocini retribuiti a migliaia di ragazzi. Oggi Garanzia Giovani si è evoluta in misure più ampie: la principale è il Programma GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori), finanziato dal PNRR, che pur rivolgendosi a varie categorie (disoccupati, donne, over 50 ecc.) include anche i giovani NEET tra i beneficiari prioritari. Informati presso la tua Regione o il Centro per l’Impiego sulle iniziative attive: spesso ci sono bandi, bonus o progetti pilota per l’inserimento lavorativo giovanile (tirocini extracurriculari, apprendistati, corsi con indennità di frequenza, ecc.). Partecipare a questi programmi ti dà una corsia preferenziale per formazione gratuita, mentorship e offerte di lavoro dedicate.
  • Investi in formazione e nuove competenze: Se al momento non studi né lavori, potrebbe essere il momento giusto per ampliare le tue competenze. Valuta l’idea di riprendere gli studi (ad esempio conseguire un diploma serale o una qualifica professionale) se non lo hai fatto, oppure di iscriverti a corsi di formazione professionale nei settori più richiesti. Esistono tanti enti (pubblici e privati) che offrono corsi gratuiti o finanziati per i giovani disoccupati: dall’informatica alle lingue, dal digital marketing ai mestieri artigianali. Anche le piattaforme online (MOOC) offrono corsi gratis per sviluppare skill utili. Ogni nuova competenza che acquisisci aumenta le tue chances di trovare un lavoro e ti fa sentire più preparato.
  • Fai esperienza tramite tirocini o apprendistati: Un ostacolo tipico per i NEET è la mancanza di esperienza lavorativa nel curriculum. Un ottimo modo per rimediare è attivarsi con stage, tirocini o percorsi di apprendistato. Ad esempio, tramite i programmi sopra citati o anche candidandoti spontaneamente, puoi svolgere tirocini extracurriculari in aziende: sono periodi di formazione on the job, spesso con un rimborso spese, che ti permettono di imparare un mestiere “sul campo”. Anche se inizialmente la retribuzione è bassa, l’esperienza vale oro: molti tirocini si trasformano poi in contratti, oppure forniscono referenze utili per futuri datori di lavoro. L’apprendistato è un contratto di lavoro a tutti gli effetti con contenuto formativo, pensato proprio per inserire i giovani nel mondo del lavoro: informati sulle possibilità di apprendistato nel settore che ti interessa.
  • Considera il Servizio Civile o il volontariato: Un altro modo per uscire dall’inattività, acquisire competenze trasversali e fare qualcosa di utile è dedicare alcuni mesi al Servizio Civile Universale o ad attività di volontariato. Il Servizio Civile è aperto ai giovani fino a 28 anni e offre la possibilità di collaborare a progetti di utilità sociale (culturali, ambientali, assistenziali, protezione civile, ecc.) ricevendo anche un piccolo compenso mensile. È un’esperienza che arricchisce il CV, fa crescere a livello personale e dimostra a futuri datori di lavoro la tua capacità di impegno. Anche il volontariato, pur senza compenso, può darti struttura, rete di contatti, e magari farti scoprire passioni o ambiti lavorativi nuovi.
  • Valuta l’autoimprenditorialità con il giusto supporto: Hai un’idea nel cassetto o una passione che potresti trasformare in lavoro autonomo? Molti giovani hanno scelto di creare da sé il proprio lavoro, avviando piccole imprese, attività creative o start-up. Se questa strada ti attira, sappi che esistono percorsi per aiutarti a partire col piede giusto. Ad esempio, diversi enti promuovono corsi di formazione all’autoimprenditorialità e fondi dedicati ai giovani che vogliono mettersi in proprio. Avviare un’attività richiede impegno e non è semplice, ma con un’idea valida e il giusto sostegno può essere la svolta per creare il tuo lavoro su misura.

In generale, il consiglio è di non restare isolato. Cerca attivamente informazioni (siti web istituzionali come Giovani2030, portali regionali per i giovani, sportelli lavoro), parla con persone che possano aiutarti (orientatori, ex docenti, amici già nel mondo del lavoro) e non aver timore di provare strade nuove. Ogni piccolo passo – fosse anche solo aggiornare il curriculum, iscriversi a un breve corso online o fare colloqui di orientamento – può accendere la miccia del cambiamento.

Il fenomeno dei NEET giovani è una sfida enorme per l’Italia e per molti paesi, ma dietro ai numeri ci sono persone reali con sogni e potenzialità inespresse. Se ti sei riconosciuto in questa categoria, la cosa importante da ricordare è che non sei solo e non sei “spacciato”. Tante altre persone sono riuscite a uscire dalla condizione di NEET trovando la propria strada, e anche tu puoi farcela. Certo, il percorso può richiedere tempo, forza di volontà e magari un po’ di aiuto esterno – ma le opportunità ci sono e aspettano solo di essere colte.

In questo articolo abbiamo visto chi sono i NEET, il significato del termine e perché è così importante affrontare questo problema. Più che le etichette, però, contano le azioni: ogni giovane che riesce a rimettersi in gioco è una vittoria, per sé stesso e per la comunità. Dunque, se ti trovi in una fase “né studio, né lavoro”, prova a mettere in pratica alcuni dei consigli che hai letto. Informati, fai il primo passo, sperimenta qualcosa di nuovo. Può essere iscriversi a un progetto, inviare quel CV rimasto in bozza, parlare con un consulente d’orientamento o accettare quel piccolo stage vicino casa. Ogni esperienza ti darà qualcosa e ti porterà più vicino alla meta.

Il mondo là fuori ha bisogno anche di te e delle tue capacità. Uscire dallo status di NEET è possibile: tanti giovani lo hanno già fatto, trovando la propria passione o costruendosi un ruolo nel mondo del lavoro. Non scoraggiarti di fronte alle difficoltà iniziali: con determinazione e sfruttando le risorse giuste, potrai anche tu dire addio alla sigla NEET e abbracciare un futuro attivo e ricco di soddisfazioni.

____

💡Ecco alcune iniziative giuste per te: 

WORK EXPERIENCE

PROGRAMMA GOL

GIOVANI ENERGIE in AZIONE

PASSI PLUS

Iscriviti alla nostra Newsletter!

Rimani sempre aggiornato e ricevi novità e consigli utili.

Grazie per esserti iscritto alla nostra newsletter.
Ops! Qualcosa è andato storto.

Copyright ©2025 e-cons.it

E-CONS S.R.L.– Via del Lavoro 4 – 35040 Boara Pisani (PD) Tel: 0425-485621 – P.IVA – C.F. – Registro Imprese di Padova N. 01171060294 -PEC: e-cons@legalmail.it – Codice SDI: SUBM70N — Capitale Sociale 25.500 i.v.